rivoluzione e le arti

 Esterina Dana – LA RIVOLUZIONE E LE ARTI

Quelli della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia furono "Dieci giorni che sconvolsero il mondo", a detta del giornalista americano John Reed. Quell’episodio della storia ebbe una tale portata da imprimersi nell’immaginario collettivo e da produrre nuove forme artistiche.

Anatoly Lunacarsky, per dodici anni ministro sovietico della cultura, ovvero dell’istruzione e delle arti, ha una conoscenza approfondita delle avanguardie e del loro lavoro, tanto da inserirle subito nella nuova amministrazione, creando un organismo di nome NARKOMPROS, che si configura meglio nel febbraio 1918. Si tratta di un Commissariato con un settore per i musei diretto dalla moglie di Trockij e un comitato acquisti per i musei in cui si avvicendano Kandinsky, Tatlin e Rodcenko. Vi è anche una sezione teatrale, un settore dedicato al cinema, una sezione artistica, o IZO, e un settore letterario, costituito alla fine del 1919, e nel cui comitato compaiono personaggi di rilievo quali Gorky e Blok.

Uno dei primi problemi da affrontare è la questione della nazionalizzazione dei mezzi di diffusione culturale, come teatri e società cinematografiche. Lunacarsky è estremamente cauto: non nazionalizza per esempio i teatri più importanti come il Teatro d’arte di Mosca e il Kamerny di Tairov, che diventano "teatri autonomi di stato" finanziati, ma non controllati, dal governo. Lunacarsky si pone anche il problema della tutela dei musei e dei monumenti dagli eccessi distruttivi delle avanguardie.

Lenin appoggia l’operato di Lunacarsky e, per parte sua, si concentra su un programma di propaganda attraverso i monumenti alla rivoluzione, il cinema e i primi documentari di Dziga Vertov. Inoltre, treni, navi e vetrine espongono manifesti propagandistici, caricature e versi poetici. Nel primo anniversario della rivoluzione, il Mistero Buffo di Majakovsky, con la scenografia di Malevic, dà inizio al nuovo teatro rivoluzionario.

L’istruzione artistica è uno dei settori di maggiore sviluppo: Marc Chagall viene nominato direttore della scuola d’arte di Vitebsk, a Kiev insegna Alexandra Exter; a Mosca e a Pietroburgo vengono istituiti gli SVOMAS (Liberi Atélier d’arte). In essi gli allievi vengono ammessi senza esami preliminari e scelgono i loro insegnanti: a Mosca Kandinsky, Pevsner e Tatlin. A causa della varietà di insegnamenti e di metodi didattici individualistici l’esperienza risulta inizialmente un fallimento. Successivamente insegnanti e allievi elaborano un programma di studi più articolato che si basa sull’analisi scientifica della luce e del colore.

Per intervento governativo, gli SVOMAS si configurano presto come Laboratori artistico-tecnici superiori statali per la preparazione degli artisti a vantaggio dell’economia nazionale. Al I° anno si studiano grafica, colore e spazio; al II anno si prende una specializzazione in architettura, scultura, grafica, lavori in legno, metallo e prodotti tessili. La pittura, inizialmente affidata a Kandinsky, si articola in pittura da cavalletto, pittura monumentale e design teatrale.

Nel 1920 viene fondato un nuovo istituto teorico centralizzato che controlla i programmi didattici: l’InchUK. Pevsner, pittore, scultore e insegnante nel laboratorio di Kandinsky pubblica il Manifesto del realismo, Lisisky espone i suoi Proun ("progetti concernenti la nuova arte") e Tatlin costruisce ed espone il Monumento alla Terza Internazionale.

In Russia, in ottemperanza alla dialettica marxiana tra struttura e sovrastruttura, secondo cui i rapporti di produzione sono in relazione speculare con la diffusione dei valori culturali di uno Stato, immediato fu l’accordo fra il governo di Lenin e l’avanguardia culturale, che si fece promotrice del nuovo corso politico. I politici inizialmente non condizionano la ricerca di nuove soluzioni artistiche scaturite dal completo cambiamento sociale portato dalla rivoluzione: né Lenin, né Trockij, né Bucharin pensano che il partito debba imporre una linea estetica. Tuttavia, un’importante organizzazione artistica aspira a diventare la controparte culturale del nuovo partito comunista: il Proletkult. Concepito da Lunacarsky come strumento di organizzazione didattica dei lavoratori con forte inclinazione per le arti, ambisce a qualificarsi come una forza culturale alternativa a quella ministeriale.

Il Proletkult si prefigge di fissare un punto di equilibrio fra l’elemento politico (il partito comunista) e quello industriale (i sindacati) per la creazione di una nuova cultura della classe proletaria. Il Proletkult svolge un’attività di carattere amministrativo parallela a quella del NARKOMPROS di Lunacarsky: istituisce corsi per le varie arti, forma cellule di fabbrica, ma riduce al minimo la ricerca, in nome di contenuti politicamente "corretti". Tuttavia, rivendica sempre la propria indipendenza dal potere centrale e, proprio per questo, Lenin, non tollerando l’esistenza di movimenti paralleli al partito, ne impone la subordinazione al ministero.

In Russia, la pressione del partito bolscevico sulla funzione e lo scopo dell’arte si fa sentire solo dopo il 1922 e l’esito di questo "giro di vite" sarà il Realismo socialista.