Germaine de Stael

L'incontro è avvenuto del tutto inaspettato. Aiutavo degli amici a liberare la casa della madre morta da poco dai tanti libri che aveva lasciato. Il libro era li che mi aspettava. vecchio formato, pieno di appunti dei precedenti lettori, coperto di polvere, le pagine ingiallite. Il nome Corinna mitico, e la prosa ottocentesca per me bellissima. Ora ripulito spolverato ha un posto fisso sul comodino della notte.  

il viaggio in italia di Madame de Stael

Coppet, il ridente borgo sul lago di Ginevra, pullulava di spie. A Natale del '93, un agente di polizia del Terrore rivoluzionario denunciava: "Ecco le notizie scoperte su Stael. Ha affittato una casa tra Coppet e Nyon", dove si incontra con pericolosi antirivoluzionari: "vi si tengono riunioni di aristocratici"; "tutte queste manovre finiranno, spero, per portare alla ghigliottina i principali attori". Il piacere è l' amore, o Parigi, o il potere, scriveva al padre nel 1803 Germaine de Stael; ma tutti i governi che si succedettero in Francia dal 1792 al 1814 badarono a tenerla lontana da Parigi. Viaggiare, scrive la Stael in Corinna o l' Italia - il romanzo, in italiano, ha ora duecento anni - "è uno dei più tristi piaceri della vita". Vedere volti umani senza relazione col proprio passato e il proprio avvenire, è solitudine; se si comincia a star bene in una città straniera, è perché "cominciamo a farcene una patria". L' Italia lo diventò presto. Eppure, la Stael lasciava nel dicembre 1804 l' esilio di Coppet per una fuga ulteriore: per stordirsi dalla morte del padre. Necker, il banchiere ginevrino che era stato tre volte ministro di Luigi XVI, era rimasto, dal salotto di Parigi agli "Stati Generali dell' opinione europea" del rifugio di Coppet, l' illuminato liberale divenuto sempre più sospetto alla deriva rivoluzionaria, e a Napoleone. Del geniale grand commis - il "maggiordomo in velluto", diranno perfidi nel Diario i Goncourt - Germaine si considerava, più che una figlia, la sposa mistica. Corinne inizia appunto con il viaggio in Italia di lord Nelvil, pari di Scozia, in fuga dalla morte del padre. Tutta a lampi di massime, l' apertura di Corinne è una delle più alte meditazioni sul lutto della storia della letteratura. La perdita causa a lor Nelvil, più che rimpianti, dei rimorsi - "quando si soffre, ci si persuade facilmente di essere in colpa". Il dolore è così insopportabile, che ha paura di "approfondirlo". Parte perciò, senza sospettare quante radici lo leghino "ai luoghi che gli facevano più male, alla casa di suo padre": da lontano, non è più padrone di versare lacrime quando soffre, non può più far nascere quelle piccole cause "locali" che inteneriscono. Minacciata come il suo personaggio dall' "aridità" del cuore, madame de Stael parte per l' Italia, perché, dice Stendhal, "il fascino dell' Italia è come un innamoramento". Il diario più emozionante del viaggio in Italia della Donna del Secolo (come la chiama il Monti) è nelle lettere che, insieme a ritratti e manoscritti, sono prestate dal castello di Coppet e ora esposte a Roma nella preziosa mostra Madame de Stael e l' Italia: lettere studiate e trascritte dalle brillanti équipes di Angela Cipriani e Ambrosi de Magistris dell' Accademia di S. Luca e di Antonio Casu della Biblioteca della Camera. Torino, Milano, Parma, Ancona, Roma, Napoli, Pompei, Pozzuoli, Cuma, il Capo Miseno, tappe del viaggio e del futuro romanzo; e Sismondi, Monti, Canova, Pindemonte, Verri, Cesarotti: e Angelika Kauffmann, l' angelica pittrice, e l' incantevole salonnière di Venezia Isabella Teotochi, autrice, nei Ritratti, del discreto serraglio dei suoi amanti. Germaine ha trentanove anni, e sta per cambiare il mondo, creando il Romanticismo (De l' Allemagne), la nuova donna (Delphine) e l' Europa ("in questi tempi moderni bisogna avere lo spirito europeo"). Ma l' esprit della Stael non oscura il suo décolleté opimo: "L' atmosfera che circonda un corpo non guasta la sua perfezione", le scrive infatti la Teotochi; "non so che ne è del molto infiammabile conte o' Donnel, a cui avete fatto girare la testa forse senza accorgervene" (Germaine si accorgerà definitivamente dell' ufficiale austriaco a Vienna nel 1808). Nelle missive del Monti, "le nostre scaramucce" sono alti dibattiti sull' arte e le Lettere; ma "vous me disiez que j' étais tutto core", mi dicevate che ero tutto core, ricorderà la Stael. La passione illuministica per la libertà - condivisa tra gli altri con Gorani, il girondino milanese studiato dalla Vitali-Volant - prevale nelle lettere esposte alla Biblioteca della Camera. All' annuncio di Corinne, Monti si preoccupa per l' immagine dell' Italia: "Se per la sua moral corruzione vi avrà creato dei dispiaceri, vi avrà per le sue arti, e il paradiso del suo clima, e per la viva indole dei suoi abitanti ricompensato ogni molesta sensazione". Speriamo che tratti gli italiani "un po' più generosamente" che nel passato, auspica il Monti. In realtà con La Corinna, ossia l' Italia, madame de Stael ci faceva entrare nell' Europa unita del Romanticismo. - DARIA GALATERIA

 

UNA DONNA UN MISTERO

Madame de Staël Signora dei salotti, sedusse e tramò per ambizione politica Nel 1786 sposò un diplomatico svedese Furono suoi amanti Talleyrand e Narbonne

Il matrimonio fu un accordo internazionale, negoziato per più di un anno tra la corte francese e quella di Stoccolma, controfirmato da Maria Antonietta Era di media statura, grassottella e tozza Ma la sua intelligenza riusciva a conquistare chiunque le parlasse Girava il detto che ormai nel mondo c' erano tre grandi potenze: l' Inghilterra, la Russia e lei

 

La prima grande rivoluzione femminile scoppiò in Francia nella seconda metà del Settecento. I suoi moti e le sue battaglie per il potere si svolsero prevalentemente nelle alcove, nei boudoir e nei salotti di Parigi. Germaine Necker, meglio nota come baronessa di Staël-Holstein, è certamente erede delle straordinarie signore che dominarono la vita culturale francese prima della Grande Rivoluzione. Geniale esploratrice Tenne un salotto che fu frequentato dai maggiori personaggi del suo tempo, ebbe molti amanti, fu instancabilmente «intrigante» e si servì del suo fascino per soddisfare insaziabili ambizioni politiche. Ma nel panorama femminile dell' epoca fu una figura nuova, una singolare combinazione di talento letterario e intuizione politica. Mentre le grandi dame dei salotti parigini appartengono prevalentemente alla storia culturale e sociale dell' «Europa dei lumi», Germaine fu qualcosa di più: una buona scrittrice, una geniale esploratrice di costumi e tradizioni nazionali, una coraggiosa «militante» politica, una grande liberale. Verso la fine dell' era napoleonica si diceva scherzosamente nei salotti europei che vi erano ormai nel mondo tre grandi potenze: l' Inghilterra, la Russia e Madame de Staël. I Necker erano ginevrini. Arricchitosi come banchiere, Jacques divenne direttore generale delle Finanze di Luigi XVI, acquistò una immensa popolarità e fu per più di dieci anni una sorta di guru finanziario europeo. Germaine crebbe nel culto del padre, ebbe per lui sentimenti quasi incestuosi e si spinse sino ad affermare, con candida impudicizia, che era l' uomo di cui avrebbe voluto essere sposa. A vent' anni, nel 1786, divenne moglie di un diplomatico svedese. Ma piuttosto che di matrimonio converrebbe parlare di un accordo internazionale, negoziato per più di un anno tra la corte di Parigi e quella di Stoccolma. Profondamente convinti che Germaine meritasse di essere trattata come una sovrana, i Necker fissarono le loro condizioni: chiesero che il genero fosse nominato ambasciatore di Svezia a Parigi «vita natural durante», che l' eventuale perdita dell' ambasciata fosse compensata con un vitalizio di 20.000 sterline francesi annue, che la figlia non fosse costretta a risiedere a Stoccolma, che il contratto di nozze fosse controfirmato da Maria Antonietta, regina di Francia. Gustavo III, re di Svezia, accettò, ma pretese a sua volta che la Francia gli garantisse il possesso di una piccola isola delle Antille. 
Fu così che il 14 maggio 1786 Germaine Necker e Eric Magnus, barone Staël de Holstein divennero marito e moglie nella cappella luterana dell' ambasciata di Svezia. Un anno dopo nacque Edwige-Gustavine. Ma fu la sola, tra i figli di Germaine, che potesse venire attribuita, con qualche ragionevole certezza, al diplomatico svedese. Gli altri nacquero dalle sue relazioni con Talleyrand, Narbonne, Benjamin Constant, e dopo la morte del marito, dal matrimonio con un ufficiale svizzero, Rocca, di 23 anni più giovane. Era dunque così bella? Era di media statura, alquanto grassa e tozza. I ritratti, spesso lusinghieri se non addirittura adulatori, ci restituiscono un volto paffuto con labbra carnose e un grande naso. Sulla testa portava quasi sempre un turbante da cui spuntava una corona di riccioli neri. Le sue doti maggiori erano gli occhi scintillanti, e soprattutto il petto, le braccia e le spalle, che le scollature dei suoi vestiti offrivano generosamente agli occhi degli ammiratori. Un americano, amico di Franklin e di Jefferson, il «Gouverneur Morris», disse di lei «Sembra una cameriera». Agli occhi di Madame de Charrière era semplicemente «brutta». Ma per uno dei suoi migliori biografi, Chistopher Herold, «brutta o no, non c' è dubbio che fu attraente, e che dopo cinque minuti di conversazione il problema della bellezza fisica non si poneva più. Seduceva non i sensi, ma la sensibilità degli uomini; nessuno che si accostasse a lei sfuggiva del tutto a quel fascino». La sua notorietà nel mondo della politica europea risale alla rivoluzione e cresce col ritmo degli eventi rivoluzionari. La moglie dell' ambasciatore di Svezia gode dell' immunità diplomatica, presiede uno dei maggiori salotti della capitale e, come usava dire allora, ha un «diritto di sgabello» a corte. È sempre in prima fila, informata di ciò che accade dietro le quinte, regista di improbabili piani per la fuga della famiglia reale, desiderosa di lasciare il suo segno sulle pagine storiche che la Francia sta scrivendo in quegli anni. Quando Bonaparte, nel 1797, torna dall' Italia e fa il suo trionfale ingresso nella vita politica francese, Germaine lo accoglie con entusiasmo e spera forse che il giovane generale raddrizzi con una costituzione liberale il corso degli eventi. Napoleone la tratta con freddezza e diffidenza. A una domanda di Germaine («Chi è la donna più grande, fra tutte quante, le viventi e le morte?») risponde sarcasticamente, con una battuta casermesca: «Quella che ha messo al mondo più bambini». L' ammirazione e la fiducia di Madame de Staël durarono sino alla fine del Direttorio. Allorché Napoleone divenne Primo Console e proclamò, con la costituzione dell' Anno VIII, la sua dittatura, Germaine scivolò gradualmente all' opposizione e fu da allora una spina nel fianco del potere. Ma il gesto giovò alla sua fama politica ed ebbe favorevoli effetti per la sua attività letteraria. L' esilio, a cui fu costretta, divenne occasione di viaggi che fecero di lei, con grande anticipo sull' evoluzione della cultura europea, una sorta di antropologa culturale. In un romanzo d' ambiente italiano (Corinne ou de l' Italie) disegnò un profilo della penisola e dell' amore femminile. Nel suo libro sulla Germania (De l' Allemagne) colse la natura del Romanticismo tedesco e contribuì alla sua diffusione in Europa. 

Sotto sorveglianza Napoleone, nel frattempo, la tratta come un' avversaria e la affida alla sorveglianza di Fouché, ministro della Polizia, che le proibisce di allontanarsi dalla sua casa svizzera di Coppet, nei pressi di Ginevra. Ma nel 1812, dopo avere sposato Rocca, Germaine fugge e riappare, con grande stizza dell' imperatore, in Svezia, in Russia, in Inghilterra. È angosciata dalla vecchiaia, ma ancora instancabilmente impegnata a concepire disegni politici per la Francia e l' Europa. Dopo Waterloo e il ritorno dei Borbone sul trono, si precipita a Parigi e riprende possesso del suo vecchio salotto. Non appena la capitale apprende che Napoleone è fuggito dall' Elba e sta attraversando la Francia a marce forzate, Germaine si rifugia ancora una volta nella sua casa di Coppet. Tornerà dopo Waterloo e riporrà qualche prudente speranza nelle intenzioni liberali di Luigi XVIII. Ma ne sarà rapidamente delusa. Gli ultimi anni furono segnati dai lutti e dalle malattie. Perdette il suo secondo figlio, Albert, e il suo secondo marito, Rocca. Ma questo non le impedì di dedicare i suoi ultimi mesi a un grande saggio della rivoluzione francese (Considérations sur les principaux événements de la Révolution française) che apparve postumo nel 1818 ed è, con l' opera di Tocqueville, una delle maggiori opere liberali sugli avvenimenti di quegli anni. Morì a Parigi nel 1817, ma venne sepolta nel tempietto neoclassico del parco della casa di Coppet in cui erano conservati il corpo del padre e quello imbalsamato della madre. Si ricompose così, nella morte, la trinità che Napoleone, con ironia non priva di ammirazione, aveva descritto con queste parole: «Quella di Madame de Staël è veramente una famiglia strana: padre, madre e figlia inginocchiati l' uno davanti all' altro in adorazione perpetua, e si affumicano di reciproco incenso a edificazione e mortificazione del pubblico». IL PERSONAGGIO Da Parigi in viaggio per l' Europa La pioniera del Romanticismo Anne Louise Germaine Necker nasce a Parigi nel 1766. Suo padre è Jacques Necker, banchiere ginevrino, ministro delle finanze di Luigi XVI. Nel 1786 sposa Erik Magnus di Staël-Holstein, ambasciatore di Svezia a Parigi, e diventa baronessa. Nella sua casa parigina di rue de Bac anima un famoso salotto politico e letterario. Frequenta filosofi e intellettuali, lei stessa scrive romanzi e trattati. Ostile a Napoleone, lascia la Francia nel 1800. Ritornerà nel ' 14. Dopo un viaggio in Italia, pubblica il romanzo Corinna (1807) che le dà notorietà in tutta Europa. In Germania conosce i fratelli Schlegel, Goethe e Schiller. Pioniera del Romanticismo nei paesi latini - suo il manifesto romantico Della Germania (1810), che suscitò le ire di Napoleone -, si deve ad un suo articolo del 1816 (Sulla maniera e l' utilità delle traduzioni), pubblicato sulla Biblioteca italiana, l' insorgere, in Italia, della polemica tra classicisti e romantici. Muore a Parigi nel 1817. - Romano Sergio
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(5 agosto 2002) - Corriere della Sera

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