metropolis

 

Metropolis è un film muto considerato il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang, uno dei capisaldi dell'espressionismo cinematografico ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Brazil.

Indice

 

Trama 

Ben prima di George Orwell e del suo romanzo 1984, Lang ipotizza un possibile 2026, esattamente 100 anni di distanza da quello di produzione del film, nel quale le divisioni classiste sembrano accentuarsi; nella sfavillante Metropolis, infatti, vivono gli industriali, i manager, i ricchi e nel sottosuolo vivono gli operai confinati in un ghetto, di cui i ricchi sembrano neanche ricordarsi; proprio il figlio di un industriale, Freder (Gustav Frölich), figlio di John Fredersen (Alfred Abel) proprietario delle macchine che forniscono l'energia alla città, si accorge del mondo che gli sta sotto grazie a Maria (Brigitte Helm), una veggente che predica agli operai il possibile avvento di un mediatore tra loro e i capitalisti. La ragazza entrando nell'edonistico giardino in cui si diverte Freder, gli mostra i bambini della città operaia e lo invita a guardare i "suoi" fratelli.

Freder rimane così colpito dalla visita di questa donna che decide di visitare il sottosuolo e immediatamente si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai, i quali anche se stremati non possono commettere il minimo errore pena l'esplosione della macchina e la morte dei meno fortunati, evento a cui Freder assiste. Ancora in preda alle allucinazioni, dovute allo scoppio e ai fumi fuoriusciti, vede la macchina come un grande Moloch che ingoia le sue vittime; sconvolto da tanto orrore e brutalità decide di parlane con suo padre per far cambiare le cose.

Il padre non sembra interessarsi alle questioni del figlio e giustifica le morti avvenute durante lo scoppio come un "normale rischio" a cui gli operai devono sottostare loro malgrado. Freder non è per niente convinto e chiede al padre cosa farebbe se gli operai si ribellassero; il padre non risponde ed è evidente che è un'eventualità a cui i borghesi non sembrano preparati.

La conferma delle profetiche parole di Freder arriva dal responsabile delle macchine Grot (Heinrich George, descritto visivamente come un uomo sporco, incurante del suo aspetto, con una camminata rozza e goffa che marca significativamente la distanza tra la sua persona e l'eleganza, la compostezza e la signorilità del borghese) che porta un foglio trovato nei vestiti degli operai morti in cui vi è disegnata una mappa. Fredersen licenzia l'assistente Josaphat (Theodor Loos), reo di non aver scoperto prima del responsabile degli operai dell'esistenza di questa mappa. Il figlio, disapprovando la scelta del padre, rincorre l'assistente e lo salva dal suicidio, con questa sequenza inizia il viaggio di Freder nei sobborghi di Metropolis, tra i suoi fratelli. Fredersen fa seguire il figlio da una spia, lo Smilzo (Fritz Rasp).

Freder decide di fingersi operaio per vivere sulla propria pelle le fatiche dei lavoratori, regala i vestiti a 11811 (Erwin Biswanger), un operaio sfinito dalla fatica e lo sostituisce alla macchina. Ben presto Freder si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di suo padre, costretti a sopportare calore, fumi e orari disumani che lo fiaccano alla soglia dello svenimento; intanto un operaio con aria cospiratrice non riconosce Freder e gli dà appuntamento alla fine del turno nel sottosuolo perché una "lei" li vuole vedere.

Questa donna ovviamente è Maria (nome e ruolo non sono casuali, Lang ha voluto far parlare di pace e d'amore una donna simbolo di purezza cristiana) che accoglie gli operai sfiniti dal lavoro (capo chino, difficoltà nel camminare, braccia a penzoloni) raccontando la storia della Torre di Babele, che simboleggia la Metropolis costruita dalle loro braccia per farci abitare i ricchi, così come la torre di babele fu costruita per avvicinarsi al cielo dagli schiavi.

Maria predica la pace futura e l'avvento di un mediatore che porrà fine alle iniquità perpetrate dai capitalisti sugli operai; questi però, sfiniti dalla dura giornata lavorativa, ascoltano con malavoglia le parole di Maria e uno di loro a gran voce dice che non aspetteranno ancora per molto. Mentre gli operai se ne vanno, Freder rimane inginocchiato, estasiato dalle parole di Maria, tanto da innamorarsene, e questo amore viene ricambiato dalla giovane ragazza che lo bacia e gli dà appuntamento alla cattedrale per il giorno dopo.

Nel frattempo il padre di Freder fa visita all'inventore delle macchine di Metropolis, Rotwang (Rudolf Klein-Rogge), che vive da solo, struggendosi per la perdita di Hel, la madre di Freder morta di parto, che scelse Fredersen al suo posto. Rotwang ha progettato un robot (sempre Brigitte Helm) in grado di sostituire in tutto l'uomo, che chiama uomo-macchina; questo robot sembra avere un corpo da donna, e proprio una donna diventerà poiché l'inventore è capace di trasformare quell'ammasso di metallo in una figura indistinguibile da una persona in carne e ossa.

Fredersen chiede all'inventore cosa rappresenta la mappa trovata in tasca all'operaio morto: l'inventore capisce immediatamente che si tratta delle catacombe, situate ad un terzo livello della città, al di sotto delle abitazioni dei lavoratori. Facendogli segno di seguirlo, lo conduce attraverso un intricato percorso che li porterà ad ascoltare il discorso di Maria. Fredersen capisce che il figlio non aveva tutti i torti quando parlava di possibili rivolte operaie e decide pertanto di prendere le contromisure, incaricando l'inventore di rapire Maria per dare al robot le sue sembianze, in modo da poter controllare i malumori degli operai attraverso la predicazione della giovane.

L'inventore rapisce Maria e, per mezzo di un congegno basato su onde elettromagnetiche, copia l'esteriorità di Maria e la trasferisce al robot; la Maria-robot viene "testata" in un bordello della zona dei divertimenti di Metropolis, Yoshiwara, alla presenza della creme di Metropolis, esibendosi in uno spogliarello in cui mette a nudo le grazie ricevute dalla Maria-umana; il pubblico non si accorge di niente, anzi rimane a bocca aperta per la bellezza della donna e si scatena in contese e follie dettate dalla lussuria senza freno (specchio della società consumistica in cui il corpo diventa merce da vendere o per vendere; da notare come tutti i grandi artisti, e Lang ne fa parte, abbiano una straordinaria capacità di prevedere il futuro).

Il giovane Freder, dopo aver scoperto il robot nell'ufficio del padre e convinto che sia la vera Maria, si ammala e cade preda di terribili allucinazioni. Maria in realtà è ancora nella casa di Rotwang, dove quest'ultimo le confessa di aver programmato il robot affinché esso spinga gli operai a distruggere le macchine, contravvenendo per vendetta alle istruzioni di Fredersen, suo antico rivale in amore; quindi le intima di rimanere con lui. La Maria-robot aizza gli operai a cui non par vero di iniziare la "rivoluzione": solo Freder capisce immediatamente che colei che sta parlando non è la vera Maria, ma non viene creduto perché veste gli abiti borghesi e per questo viene picchiato e scacciato dal sottosuolo.

Gli operai si ribellano, fuoriescono in massa dal sottosuolo. Maria stessa incita a non lasciare indietro né uomini né donne. Fredersen, avvisato da Grot della situazione, dà ordine di aprire i cancelli e lasciare arrivare la folla alla Heart Machine, il generatore che alimenta la città. La distruzione del generatore causerebbe l'allagamento del sottosuolo, e quindi delle case degli stessi insorti. La falsa Maria, alla testa dei ribelli, sovraccarica il generatore, che esplode.

Metropolis, regno del lusso e del benessere, collassa: il maestoso sistema d'illuminazione cessa di funzionare e le ripide strade della città divengono un cimitero di lamiere. Fredersen si rende conto di quanto sta accadendo dopo essersi recato a casa di Rotwang per ricevere consiglio ed aver scoperto il piano di distruzione di quest'ultimo: preso dalla disperazione, tramortisce lo scienziato, permettendo così a Maria di fuggire e di salvare, assieme a Freder, i bambini imprigionati nel sottosuolo allagato.

Fredersen è disperato per la perdita del figlio, e lo Smilzo gli ricorda che all'indomani dovrà rendere conto a migliaia di persone infuriate di quello che è successo ai loro figli nella città sotterranea.

Maria, discende nella città sotterranea per cercare di sedare la ribellione, ma rimane isolata dalla caduta degli ascensori causata dall'esplosione. Intanto gli operai, felici per aver distrutto le cause della loro oppressione, ballano e cantano intorno alle macchine; a ricondurli alla ragione ci pensa il guardiano della macchina centrale Grot che ricorda loro di non aver pensato alle conseguenze del loro operato, ovvero che con la distruzione delle macchine le loro case si sarebbero allagate e all'interno di esse vi erano i loro bambini.

Anche gli operai, dopo aver ascoltato le parole del capo-operaio, cadono in uno stato di prostrazione e in preda al furore vendicativo decidono di punire colei che li ha spinti alla rivolta, Maria. Inizialmente viene catturata la vera Maria, che riesce a fuggire nascondendosi a Yoshiwara. Per un fortunato scambio i ribelli catturano la Maria-robot che viene legata una palo e bruciata come una strega, tra le urla di Freder, trattenuto a stento dalla folla assetata di vendetta, il quale crede sia la sua amata; di sangue però non ne scorre, poiché "sciolta" l'esteriorità di Maria, rimane il metallo lucido del robot tra lo stupore e lo spavento dei carnefici.

La vera Maria, viene nuovamente catturata da Rotwang che, invasato, la scambia per Hel, e la insegue fino alla terrazza della cattedrale gotica. Freder li segue e si scaglia contro l'inventore per salvare Maria, la quale viene portata da Rotwang sopra il tetto a spiovente. Nel frattempo Fredersen giunge alla piazza e assiste a tutta la scena, con la paura che il figlio possa essere scaraventato a terra dall'inventore; fortunatamente Freder riesce a spuntarla e a morire è Rotwang. La sequenza finale segna l'intesa tra gli operai e il padrone avvenuta tramite Freder, il mediatore profetizzato da Maria che finalmente è arrivato a portare pace ed armonia tra le genti.


Tecnica 

Il film è costruito come un'opera lirica ed è nettamente diviso in tre parti: il "Prologo", che dura per l'intera prima metà del film, un breve "Intermezzo", e un "Furioso" che segna le scene finali.

Dal punto di vista tecnico nel 1927 Metropolis era un film prodigioso. Faceva uso di tecniche di ripresa allora strabilianti. Tra queste, l'introduzione nel cinema d'autore del Passo uno, ovvero le riprese effettuate per singoli fotogrammi, che rimasero nel campionario dei realizzatori di effetti speciali fino all'avvento della computer grafica.

I fondali sono dipinti con grande cura per gli effetti prospettici e di profondità e mantengono un'ispirazione grafica in stile anni '30 molto caratterizzante.

Nel fim vi sono sequenze di animazione e un uso estremamente innovativo e sapiente dei modellini in scala per la realizzazione delle scene panoramiche o della città sotterranea.
La tecnica di ripresa usata è quella nota come Metodo Schufftan: davanti alla cinepresa viene posto uno specchio inclinato a 45°, che riflette la scena riprodotta con modellini su un fondale proiettato.
Lo specchio viene grattato dove il fondale sopravanza l'effetto dei modellini, permettendo di curare nel dettaglio la profondità di campo. Questa tecnica dà i suoi migliori risultati nelle scene della Città dei Lavoratori, della Torre di Babele e delle viste aeree di Metropolis.

Non esistendo tecniche di editing adatte, le scene con esposizioni multiple sono state realizzate direttamente sul posto, riavvolgendo la pellicola e filmandovi sopra più volte, in alcuni casi anche per 30 passaggi. Questa tecnica è molto difficile e delicata, in quanto un solo errore comprometterebbe tutto il lavoro.

Non esiste una vera e propria edizione "ufficiale" del film. Lang montò la prima versione, che venne subito accorciata di oltre 30 minuti. Altre versioni furono rilasciate in seguito. Oggi quella riconosciuta come più attendibile è quella restaurata da Enno Patalas nel 1984 per la Cineteca di Monaco, da 147 minuti.
Una versione restaurata è stata edita nel 2001, recuperando parte del materiale originale sopravvissuto.
Una versione da 115' è comunemente reperibile su DVD.

La produzione impegnò la troupe per diciannove mesi: trecentodieci giorni di riprese e sessanta notti furono necessarie per produrre 600.000 metri di pellicola fotografica.
Erich Pommer e la casa di produzione UFA non badarono a spese per la lavorazione, assoldando 36.000 comparse. L'investimento superò i 50 milioni di marchi tedeschi di allora.
Queste spese non vennero coperte dagli introiti della pubblicazione, tanto che la UFA andò in bancarotta: Alfred Hugenberg, editore e membro del Partito Nazista, comprò la UFA trasformandola in parte della macchina propagandistica del nazismo.

Il film non ebbe grande successo in Europa, ma negli Stati Uniti, al Rialto di New York, alla prima nazionale si presentarono oltre 10.000 persone.

Il valore culturale e tecnico del film lo ha portato ad essere stato il primo film inserito nel registro Memory of the world, un progetto dell'Unesco nato nel 1992 per salvaguardare le opere documentarie più importanti dell'umanità.

Fino al ritrovamento del 95% del materiale mancante, avvenuta a Buenos Aires il 2 Luglio 2008 in una bobina posseduta da un collezionista privato, si riteneva che dell'originale Metropolis sopravvivesse solo tre quarti dei negativi e alcune copie di versioni ridotte realizzate all'epoca. Sono andati perduti, con tutte le sceneggiature, i modellini e il robot Maria, distrutte durante i bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale.

Commento 

Ideologicamente risente delle idee della sceneggiatrice Thea von Harbou (all'epoca moglie del regista, nonché autrice di un romanzo intitolato anch'esso Metropolis, uscito poco dopo il film).

Il film è tratto da un romanzo d'appendice della stessa von Harbou, pubblicato nei primi anni dieci, ma si discosta notevolmente dalla trama del racconto. La von Harbou negli anni venti aveva maturato una coscienza politica molto differente da quella che aveva ispirato il romanzo, e in quegli anni anche la sua produzione non si distaccò mai dalla mediocrità. Con l'ascesa al potere di Hitler Thea von Harbou arrivò a riconoscersi nel nazionalsocialismo, tanto che Lang, disgustato da questo cambiamento, chiese il divorzio e fuggì dalla Germania.

Le immagini della città del futuro e delle tecnologie immaginate nel 1927 stupiscono per la loro modernità, mentre il messaggio è riconducibile alle istanze di rivalsa sociale più edulcorate e politicamente corrette. Proprio in virtù di ciò, sarà lo stesso Fritz Lang, in un'intervista del 1966, a "rinnegare" in parte il proprio magistrale lavoro:

"Ho spesso dichiarato di non amare Metropolis: perché è impossibile per me oggi, accettare il "messaggio" del film. È un'assurdità quella di dire che il cuore è l'intermediario fra le braccia e la mente. Cioè, evidentemente, tra l'impiegato e il datore di lavoro, il lavoro e il Capitale. Il problema è sociale, e non morale. Ci credevo mentre giravo il film, come avrei potuto terminarlo altrimenti? Ma in seguito cominciai a capire che non andava. Ho pensato, ad esempio, che uno dei difetti consisteva nel modo con il quale avevo descritto il lavoro dell'uomo e delle macchine. Ricordate, ad esempio, gli orologi e l'uomo che lavora in armonia con essi? Diventava una parte integrante delle macchine. Compresi che tutto ciò era troppo simbolico, eccessivamente semplicistico nell'evocazione di quelli che si definiscono i guai della meccanizzazione."

Metropolis fu proiettato per la prima volta il 10 gennaio 1927 all'UFA-Palast am Zoo di Berlino. Nella sua storia, ottenne recensioni tutt'altro che positive:

Uno dei peggiori film mai fatti (Herbert George Wells)

Un film retorico, banale, pesante, intriso di romanticismo superato... ma se opponiamo alla storia la fotogenia plastica del film, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d'immagini mai visto (Luis Buñuel)

Ciononostante, oggi Metropolis è considerato una delle pellicole più importanti nella storia del Cinema.

Curiosità 

  • L'ispirazione per Metropolis deriva da un'esperienza personale di Lang. Mentre stava arrivando negli Stati Uniti per la prima di I Nibelunghi, Lang rimase colpito e impressionato dalla vista notturna di New York e del suo skyline.

  • Lang ha ripudiato il finale del film. Il finale esistente è quello scritto da Thea von Harbou. Quello scritto da Lang avrebbe visto i due innamorati partire su un razzo, mentre la città veniva distrutta dagli sconvolgimenti della ribellione.

  • Esiste una versione del film da 87 minuti ricolorata e ridoppiata con colonna sonora rock, realizzata nel 1984 dal musicista Giorgio Moroder. Tra i brani inseriti nel commento sonoro è presente il brano "Love Kills" di Freddie Mercury; erroneamente è spesso dato per presente anche il brano Radio Ga Ga dei Queen, il cui video utilizza proprio spezzoni del film. Inoltre gli stessi Queen durante il tour del 1985 ispirarono la scenografia del palco al film, con enormi ruote che giravano sullo sfondo ed esplosioni (una testimonianza la si ha grazie alla registrazione video del Live in Rio dello stesso anno)

  • Gli operai non hanno caratteristiche fisiche determinanti, e con l'eccezione di 11811 non vengono mai caratterizzati con espressioni o nomi. Anche le operazioni che compiono non sono riconducibili ad alcuna vera pratica produttiva, e sono solo movimenti simbolici rappresentativi della meccanizzazione delle azioni umane.

  • Adolf Hitler amava Metropolis, e lo considerava uno dei suoi film preferiti.

  • Tra i tanti film di fantascienza che citano o si ispirano a questa pellicola si ricordano Blade Runner, Brazil, Metropolis (animazione giapponese), Guerre Stellari (da notare la somiglianza tra l'androide Maria e C3PO) e Matrix.

  • Ricordiamo il videoclip di Haddaway "Life", che si ispira alla scena in cui viene fatto il clone meccanico di Maria.

  • Nel 2008 sono stati ritrovati alcuni pezzi mancanti del film, le scene ritrovate sono state prese in custodia dalla Fondazione Friedrich Wilhelm Murnau in Germania, a breve quindi sarà possibile ricostruire il film integralmente.

Bibliografia 

  • Bertetto Paolo, Fritz Lang: Metropolis, Lindau, Torino, 1990